Vecchie e nuove dipendenze. Un nuovo servizio attivo presso il Poliambulatorio Anver
Vecchie e nuove dipendenze sotto la lente d’ingrandimento grazie al nuovo servizio, attivo dal mese di giugno, presso il Poliambulatorio Anver.
Un percorso che oscilla dai 6 mesi ad un anno, basato sulla comunicazione e sull’alfabetizzazione delle emozioni. È questo l’obiettivo del nuovo servizio dedicato alle dipendenze che viene offerto dall’Ambulatorio Polispecialistico Anver a partire dal mese di giugno, grazie alla consulenza della dott.ssa Lisa Allegretti.
La dott.ssa Lisa Allegretti, psicoterapeuta ed esperta in patologie da dipendenze, ha una lunga esperienza in questo ambito, maturata dopo anni a servizio presso il Day Hospital di Psichiatria e Tossicodipendenze del Policlinico Gemelli di Roma.
Accanto alle dipendenze “tradizionali” da sostanze, come droga o alcol, oggi troviamo nuove dipendenze come dipendenze da gioco d’azzardo o dipendenze da social network.
Un mondo che cambia e un modo diverso di relazionarsi e concepire quella che un tempo partiva come una trasgressione e che oggi spesso nasconde un vuoto valoriale e generazionale, perché al posto del pensiero viene posta la dipendenza stessa.
Ma quando possiamo definire una dipendenza?
È difficile renderci conto subito quando una dipendenza è tale, perché il nostro comportamento viene alterato e da una semplice abitudine ci ritroviamo a ricercare l’effetto che provoca il comportamento o la sostanza.
«La dipendenza è una malattia emozionale -, ci spiega la dott.ssa Allegretti- dove a volte non si riconoscono le emozioni o se ne riconoscono soltanto alcune. La malattia è la dipendenza stessa ma l’oggetto può cambiare, perché chi è soggetto ad una dipendenza non è detto che non ne sia predisposto ad un’altra».
Per questo la prima riabilitazione parte dall’auto-centrarsi e trovare dentro sé stessi la capacità di uscirne, imparando a riconoscere le emozioni ed affrontare le difficoltà dello stare in una relazione.
Dunque la dipendenza ad una sostanza o meno può nascere in diversi modi, ma secondo studi scientifici ci sono sarebbero sia una predisposizione biologica, sia una predisposizione comportamentale.
Come riconoscere una dipendenza
«Quando si prova un desiderio irrefrenabile di compiere quella determinata azione e non riesci a non andare, questo ci induce a pensare che già una dipendenza si è innescata». Sintetizza così la psicoterapeuta il sussistere di una dipendenza, ma soprattutto l’incapacità di gestire la frustrazione e di provare la sensazione di “sentirsi sbagliati al momento sbagliato”, sono tra i sintomi tipici di tutti i coloro che vivono dipendenze. «Importante è far capire al paziente che è una malattia e c’è una cura -, prosegue la specialista – fondamentale è far comprendere al paziente che può trovare le risorse dentro di sé».
Vecchie e nuove dipendenze
Oggi è cambiata la richiesta del compito della dipendenza, c’è un vuoto diverso e dietro si nasconde l’incapacità di gestire la frustrazione. «Il mondo in cui viviamo è cambiato, non ti viene permesso di esprimere alcune emozioni». L’avvento di Internet ha portato tanti benefici alla società, ma anche tanti rischi, perché aumenta la tentazione di interpretare qualcun altro, basti pensare ai giochi di ruolo.
«Il punto di partenza è la dissociazione che avviene sempre nella dipendenza -, prosegue la specialista – ovvero la perdita di controllo degli impulsi, in particolare per chi finisce in una dipendenza da web».
Mentre le dipendenze da internet, colpiscono principalmente le giovani generazioni, quella da gioco d’azzardo, colpiscono indistintamente tutte le categorie sociali e le fasce di età. Non esiste un modello tipico di chi soffre di dipendenze.
Quali sono i campanelli di allarme?
Il ritiro dal percorso scolastico, difficoltà a relazionarsi o innesco di emozioni rabbiose, ma soprattutto il desiderio profondo di fare quell’azione e sentirsi male se non viene compiuta. Sono questi i primi campanelli di allarme che devono farci pensare seriamente di essere affetti, o avere un conoscente affetto, da una dipendenza.
Inoltre attenzione anche a comportamenti ed utilizzo di sostanze una volta usciti dalla dipendenza, perché «il paziente che riesce ad uscire da una dipendenza spesso ne finisce in un’altra subito dopo -, ricorda la dott.ssa Allegretti – per un fenomeno chiamato compensatorio, perché non riesce a saziare questo senso di insoddisfazione che lo pervade».
Per questo è fondamentale che il paziente giunga nei primi sei mesi all’astinenza e poi successivamente impara a riconoscere, gestire e sopportare la propria emozione, per tornare a stare in una relazione in maniera sana.
«gestire e sopportare la propria emozione, aiuta a non finire in una dipendenza»
Il ruolo delle agenzie educative
Quando si scopre una dipendenza ad essere coinvolto non è solo il singolo paziente ma anche l’intera famiglia. La famiglia infatti ha un ruolo fondamentale nel percorso terapeutico, quando c’è ed è disposta a mettersi in gioco. Il ruolo dei genitori è prezioso: «Pensiamo al genitore che allunga il cellulare per giocare al bambino che piange o fa i capricci, automaticamente blocca quella emozione che il bambino sta vivendo e non gli permette di esprimerla». Mentre grande attenzione è riservata anche alla scuola, che come agenzia educativa, deve comprendere e insegnare la gestione delle emozioni nell’alunno per prevenire l’insorgere di una possibile dipendenza.
La terapia proposta da Anver Medica
Gli step proposti dall’Anver sono quelli di un primo incontro conoscitivo, con una consulenza gratuita e successivamente una pianificazione personalizzata del percorso con incontri mensili dedicati anche alla famiglia di origine.
Ma per iniziare un percorso il paziente deve prendere coscienza della propria dipendenza e ogni paziente comprende questa situazione in modi e tempi diversi.
«Non esiste un modello tipo di utente affetto da dipendenze -, ci ricorda la psicoterapeuta – al di là di sesso, razza, età o status sociale. La radice di queste dipendenze è un senso di insoddisfazione, incompiutezza come se mancasse un tassello». Ma la soluzione a queste malattie c’è e si può uscire da una dipendenza, solo si affronta seriamente un percorso di recupero fino alla fine. Un percorso apparentemente lungo e faticoso, ma necessario. Per questo l’ambulatorio non esclude in futuro la possibilità di associare ad incontri individuali anche possibili incontri di gruppo.
Imparare a riconoscere, gestire e sopportare la propria emozione, aiuta a non finire in una dipendenza.
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