Intolleranze alimentari, come riconoscere i segnali
Intolleranze alimentari, come riconoscere i segnali e capire le differenze con le allergie
Gonfiore intestinale, rallentamento nella digestione, pesantezza o mal di testa? Se avverti da tempo tutti questi segnali dopo aver consumato un pasto, allora puoi essere intollerante a qualche alimento. Per questo è necessario rivolgersi ad uno specialista e sottoporsi ad un test specifico che permetta di comprendere se sono presenti delle intolleranze a un particolare alimento.
Che differenza c’è tra allergie e intolleranze?
«Le allergie sono reazioni di tipo immunitario scatenate da “allergeni” che determinano la liberazione di sostanze IgE o non IgE mediate (Immunoglobuline). Mentre gli allergeni che determinano una reazione anche dopo giorni, dette di “tipo ritardato”, che si manifestano in modalità meno appariscente, vengono definite intolleranze alimentari». Ci risponde la nutrizionista di Anver Ambulatorio Polispecialistico, la dott.ssa Angela Iapello. «Chiaramente le allergie sono patologie legate al fatto che le sostanze allergiche -, prosegue la dott.ssa Iapello – molto numerose: polveri, fumi, alimenti, pesce, lieviti, frutta secca, sono molto difficile da curare, pertanto bisogna condividerle per tutta la vita, mentre le intolleranze alimentari, sono reazioni spesso dose-dipendente, che in condizioni particolari il nostro corpo non tollera».
L’allergia si manifesta rapidamente dopo il contatto con l’allergene con reazioni spesso severe e indipendenti alla dose assunta; tra queste shock anafilattico, la febbre da fieno, l’asma allergica.
Mentre l’intolleranza verso un cibo principalmente porta una sensazione di malessere, che può provocare al livello dell’apparato digerente: irregolarità all’alvo, meteorismo, forti crampi addominali, infiammazione o uno stato di malessere che può coinvolgere altri organi e apparati.
«Queste disfunzioni dell’organismo possono essere verificate attraverso gli esami ematochimici o una serie di test – . Ci ricorda la specialista – spesso si associa una cattiva digestione ad un malassorbimento, ma se l’evento si ripete con frequenza il nostro corpo ci sta avvertendo che qualcosa non procede per il verso giusto, anche se certamente alcuni eventi dipendono anche dallo stato di salute, dall’età e dal fisico della persona».
La celiachia
Un discorso particolare va fatto per la celiachia, che negli ultimi anni, ha visto un aumento esponenziale di casi. Grazie al progresso medico scientifico oggi è possibile scoprire se si è affetti da celiachia molto più facilmente, anche in soggetti adulti, perché in passato molti disturbi non venivano diagnosticati. La celiachia è una patologia multifattoriale che si presenta in soggetti geneticamente predisposti (presenza di DQ2/8) nei quali l’azione del fattore ambientale come il glutine, porta all’appiattimento dei villi intestinali, con conseguente difficoltà di assorbimento di molti nutrienti. Esistono diverse forme di celiachia, tra le principali tipica, atipica o asintomatica e silente.
A conferma del ruolo molto importante della genetica è il fatto che raramente viene diagnosticatala celiachia nei pazienti che non presentano aplotipo HLA DQ2/8. Un tempo veniva considerata esclusivamente una malattia pediatrica, perché i primi casi, più eclatanti, si riconoscevano nella prima infanzia.
Tuttavia, la diagnosi era troppo indaginosa e richiedeva l’impiego di sonde bioptiche, decisamente fastidiose per il paziente. Oggi la situazione è molto cambiata, grazie alla possibilità di seguire semplici esami del sangue per la ricerca degli anticorpi.
«Adesso si parla tanto di intolleranza al glutine -, prosegue la dietologa- e di come il glutine determini gonfiore intestinale ed è per questo che per stabilire ciò è necessario sottoporsi ad un check – up specifico. Solo dopo aver escluso la possibilità della presenza di celiachia, si potrebbe pensare all’intolleranza al glutine».
L’unica terapia per la celiachia è la dieta priva di glutine, tuttavia, avendo un alto indice glicemico, questa alimentazione non è consigliabile per chi non è celiaco. «Per chi soffre di gonfiore addominale si potrebbe indagare sull’intolleranza al lievito, al lattosio o al frumento -, prosegue la nutrizionista – per questo è importante verificare se sussiste una intolleranza e togliere solo determinati alimenti».
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